LA NOSTRA STORIA
Ci sono momenti nella vita di certe donne in cui perdere la via in una selva oscura sembra essere l'unica possibilità di espressione del proprio mondo emotivo.
Quasi non ci fosse più possibilità di trovare pace, di trovare nuove soluzioni che attraverso la loro originalità possano dare nuova luce alle speranze.
Capita, nella vita di queste donne, di sentirsi sbagliate, di sentirsi indegne di amore, di sentirsi mostri, di sentirsi autrici di gesti sconsiderati e giudicate dai 'normali' come folli, pazze, alienate.
È così che ci si trova a riflettere, nel silenzio di un antico chiostro, se quello che è capitato sia solo una rovina, una disgrazia da rinchiudere e dimenticare o siano risorse da saper cogliere, vedere, amare.
A volte, quando tutto sembra perduto, quanto tutto sembra andare alla deriva e la paura e l'angoscia diventano le emozioni dominanti, capita che ci sia qualcuno che nell'oscurità della vita ti tenda una mano e insieme si cerchi una via d'uscita, proprio come Virgilio fece con Dante.
La Cooperativa Laura è stata fondata nel 1991, ma esisteva già nel cuore delle donne che ha visto trovare rifugio tra le sue mura per ripartire per le loro strade, esisteva già nel cuore degli operatori che, come Virgilio, le hanno accompagnate nel breve tratto della loro vita che insieme hanno percorso, ascoltando le parole e rivivendo i drammi di esistenze complesse.
Ha trovato collocazione in un antico Convento del centro storico di Faenza, costruito nel 1515: era stato in origine di suore domenicane di S. Cecilia, improntata all'osservanza della regola, alla povertà e alla carità verso i poveri, poi passato nel 1855, dopo essere stato distrutto e ricostruito, a suore francescane, le quali accoglievano bambini abbandonati, dando loro ospitalità e istruzione. Il Convento, noto a Faenza come Istituto Righi, ha ampi spazi, all'interno dei quali si articolano sia la Comunità Alloggio 'Centro Residenziale', sia il Gruppo Appartamento H24 'Il Tesoro.
Al di fuori dell'edificio, anche sede legale della Cooperativa, si trovano le altre unità abitative, improntate alla sperimentazione delle autonomie acquisite.
Tutto si dipana nel cuore della città:
è dal cuore e col cuore che si riparte.
Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
da Bambina mia di Mariangela Gualtieri
La Mission della Cooperativa consiste nel raggiungere il miglioramento e il mantenimento della qualità della vita e lo sviluppo delle autonomie individuali e sociali di donne con disagio psichico e psichiatrico, e che nell'ambito del proprio disagio possono avere anche problematiche legate alla tossicodipendenza e/o alla giustizia (alternanza al carcere, affidamento ai Servizi Sociali, licenze esperimento da Rems). Gli obiettivi si raggiungono attraverso un percorso integrato di interventi individuali e di gruppo, che prevedono colloqui di sostegno e/o psicoterapeutici, individuale e/o di gruppo, attività riabilitative, percorsi occupazionali e soluzioni abitative propedeutiche alla definitiva uscita dalla Comunità. Opera in stretta collaborazione con Enti Pubblici e Privati, locali e di Area Vasta, partecipando alla gestione della rete territoriale dei servizi. La Cooperativa riconosce nelle funzioni istituzionali dell'Assemblea dei Soci e del Consiglio di Amministrazione i massimi organismi decisionali che guidano e definiscono le scelte politiche strategiche ed economiche attraverso una corretta razionalizzazione e organizzazione delle risorse disponibili.
Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
da Bambina mia di Mariangela Gualtieri
VALORI DI RIFERIMENTO
I valori di riferimento a cui si ispirano gli operatori che lavorano a fianco delle ospiti sono:
la centralità della persona: è dal riconoscimento della persona come risorsa attiva di fronte ai propri bisogni che si stimolano le potenzialità. Non si può vedere prima la malattia e poi l'essere umano;
il lavoro come strumento di inclusione sociale: il lavoro è un diritto fondamentale e pertanto rappresenta uno strumento per favorire la crescita personale, professionale, per affermare il proprio senso di autoefficacia, per migliorare la propria formazione, per raggiungere l'autonomia necessaria a ripartire nel contesto sociale;
l'integrazione con il territorio: non esiste Comunità che esuli dalla Comunità. La sensibilizzazione e il coinvolgimento del territorio fanno parte del prendersi cura delle donne che intraprendono un percorso di ricerca del benessere. Ritrovare la capacità di dialogare, di saper ascoltare ed essere ascoltati, di trovare una propria collocazione nel contesto cittadino che ci circonda.
La cultura della solidarietà: è l'importanza della convivenza con l'altro perché nell'altro ci specchiamo, della condivisione di un disagio e della sofferenza allo scopo di dare loro un senso e ridurli, non di tamponare come è l'ottica del rimedio;
lo sviluppo dell'impresa sociale: perchè a volte è proprio 'un'impresa' poter sviluppare nuove idee, che spesso trovano impedimento nella burocrazia e nella cultura sociale o nell'opinione pubblica.
Il ruolo dell'operatore è quello di essere una guida che accompagna le utenti alla ricerca di nuovi significati, di sensi perduti, di nuove soluzioni. Talvolta è colui attraverso il quale è possibile anche ricostruire un rapporto più sereno con le famiglie, spesso provate da conflitti o speranze naufragate.
Noi siamo solo confusi, credi.
Ma sentiamo. Sentiamo ancora.
Sentiamo ancora. Siamo ancora capaci
di amare qualcosa.
Ancora proviamo pietà.
da Bambina mia di Mariangela Gualtieri